
Misofonia, l’avversione verso suoni specifici
Se senti la voglia di scappare quando una persona mastica rumorosamente o provi una forte rabbia quando senti alcuni tipi di suoni -come il tamburellare con le dita o il cliccare ripetutamente una penna-, potresti soffrire di misofonia.
I suoni come masticare, respirare, digitare sulla tastiera sono considerati come suoni “normali” dalla maggior parte delle persone e vengono catalogati come rumori di sottofondo e ignorati. Tuttavia, per alcune persone, questi suoni non solo distraggono, ma evocano anche una forte sensazione di rabbia accompagnata dall’impulso di scappare.
Questa condizione, contrassegnata dalla sensibilità a un gruppo selettivo di suoni, è stata chiamata “misofonia”.
Attualmente la misofonia non è presente in alcuna classificazione medica/psichiatrica ufficiale. Le persone che soffrono di questo disturbo spesso non ne parlano per imbarazzo e tendono a non condividere il loro problema con gli altri per timore di essere definiti “pazzi” e per questo motivo la misofonia non è una patologia molto conosciuta o studiata.
Cos’è la misofonia
Misofonia (miso = odio e phonia = suono) significa letteralmente “avversione per il suono” ed è caratterizzata da una sensibilità selettiva a suoni specifici accompagnata da una sofferenza emotiva (come rabbia e disgusto) e a risposte comportamentali come l’evitamento.
I sintomi della misofonia possono manifestarsi a qualsiasi età anche se, più comunemente, iniziano nella tarda infanzia.
Di solito si comincia con il provare fastidio verso un singolo suono per poi aumentare il numero di suoni fastidiosi col passare del tempo.
Ciò che causa la misofonia rimane ancora poco chiaro così come il suo funzionamento che può variare di molto da persona a persona. L’unico aspetto certo è che gli stimoli uditivi vengono interpretati in maniera errata dal sistema nervoso centrale.
La misofonia non deve essere confusa con l’iperacusia, patologia provocata da un’alterazione cerebrale nell’elaborazione dei suoni: il soggetto iperacusico, pur avendo un udito normale, percepisce i suoni come acuti e più forti. Nella misofonia, invece, le reazioni vengono innescate da rumori specifici come masticare, picchiettare con le dita, sbadigliare, scrivere sulla tastiera, ecc.
Poiché i suoni che agiscono come “trigger” in questa condizione sono abbastanza comuni a casa, sul posto di lavoro e nelle situazioni sociali, la misofonia può avere effetti molto pesanti sulla vita sociale, familiare e personale.
Come si manifesta la misofonia
Cosa causa la misofonia
Come dicevamo, non si conoscono le cause e i meccanismi neurobiologici della misofonia.
Basandomi sulla mia esperienza clinica posso dire che sicuramente è presente una forte componente psicologica in quanto lo stesso suono può scatenare fortissime reazioni di angoscia se prodotto da una persona emotivamente importante, mentre può non essere nemmeno percepito se emesso da altre persone. Durante il colloquio psicologico, tuttavia, non è possibile isolare uno schema ricorrente che ci permetta di approfondire gli aspetti più profondi legati ai meccanismi della misofonia.
Si ipotizza anche un funzionamento anormale del sistema libico (nell’elaborazione delle emozioni), del sistema nervoso (nel controllo delle funzioni involontarie – respirazione e battito cardiaco – e della risposta attacco/fuga) e della corteccia uditiva (nell’interpretazione dei suoni).
Alcune persone riferiscono di provare una forte rabbia verso la persona che sta producendo il rumore disturbante unita, spesso, alla fantasia di insultarla o picchiarla.
Sembra che vi sia un’attivazione inappropriata dell’amigdala (il nostro rilevatore dei pericoli) che scatena la reazione attacco/fuga di fronte a uno stimolo innocuo.
Esiste una “cura” per la misofonia?
Attualmente non sono stati effettuati sufficienti studi clinici sul trattamento della misofonia e, quindi, non ci sono cure standardizzate.
La maggior parte degli interventi psicologici si basa sulla riduzione del disagio e sulle gestione delle emozioni scatenate dai trigger, mentre la terapia farmacologica è consigliata solo nei casi in cui sia presente una reattività molto elevata ai trigger e/o alti livelli di ansia e angoscia difficilmente gestibili.
La mia esperienza nel trattamento della misofonia si basa su un protocollo che sto ancora mettendo a punto con l’aiuto dei miei pazienti e che possiamo sintetizzare nelle seguenti fasi:
Con questo metodo ho ottenuto ottimi risultati, durevoli nel tempo, a patto che il paziente continui ad utilizzare le tecniche imparate anche nella vita di tutti i giorni. L’utilizzo costante degli strumenti appresi in terapia permette alla persona di gestire sempre meglio i sintomi in maniera autonoma: la percezione di avere il potere di controllare le reazioni del proprio corpo sviluppa un maggior senso di autoefficacia, di autodeterminazione e di autostima che danno il via ad un circolo virtuoso.
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